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Vedendolo da lontano, Selima si alzò e gli fece cenno di
avvicinarsi; Rashid affrettò il passo.
“Dov’è Jasmine? – chiese, appena le ebbe raggiunte,
lasciando scorrere tutt’intorno lo sguardo avido di desiderio e colmo di
tenerezza – Non è qui?”
Gli rispose il sorriso smagliante della sua Favorita che
con un cenno ordinava ad una delle ragazze di posare il ricamo e di prendere in
mano il liuto.
“Dov’è Jasmine?” ripeté la domanda, ma Selima avanzò verso
di lui ancheggiando sulle note sensuali, allusive e dolci della musica, avvolta
dagli effluvi di un profumo penetrante come lo sguardo; anche questo allusivo.
Il giovane si fermò; le sorrise; la bocca di lei carnosa si
fece invitante, gli sguardi audaci e il corpo, abbondante e generoso,
fremeva. Con l’ultima nota, la ragazza
gli si avvinghiò al petto, offrendogli la bocca ingorda.
Uno dei suoi fascini segreti era proprio quella lussuria.
Lo sapeva bene Selima, prigioniera di una cultura che la voleva creata per il
solo piacere del maschio. Lei, invece, non nascondeva per nulla i suoi appetiti
sessuali e questo la rendeva viziosa agli occhi di tutti, ma irresistibile per il giovane rais.
“Ah.ah.ah...“ sorrise lusingato Rashid, sfiorandole con
gesto innocente il volto trasfigurato dal desiderio.
Incoraggiata dal sorriso e dalla carezza, la ragazza
continuò il gioco della seduzione e della provocazione. Lo sguardo
femminilmente perfido, reso esigente dalla noia, si fece sempre più languido e
le carezze del tutto indecenti.
“Ah.ah.ah...“ continuava a ridere il giovane, tra il
divertito e il lusingato, ma con un velo di delusione negli occhi per
l’assenza di Jasmine.
“La principessa? – lo raggiunse alle spalle la voce di una delle ragazze – E’ andata a far visita
ad Alina.”
Il giovane dirottò
lo sguardo avanti a sé, in direzione della tenda della madre di Ibrahim, a otto
o dieci metri dal gruppo delle donne ed un verde balenio quasi l’accecò
d’emozione: gli occhi di Jasmine, fissi su di lui e Selima.
Si liberò immediatamente della stretta della ragazza che,
indispettita e contrariata, non sorrideva più ed agitava nervosamente il piede sinistro.
Selima non era un’ingenua ragazza. Conscia d’esser stata
baciata in fronte dalla sorte, aveva sempre considerato la sua posizione di
favorita del capo con sguardo di donna completa e navigata. Ma sapeva anche di
non poter trattenere i pensieri inafferrabili di un uomo come Rashid, né di
impedirgli attenzioni, di quanto in quanto,
per altre ragazze: lui, il maschio che si impadroniva, quando voleva,
della femmina che gli piaceva.
Non se ne era mai curata troppo, in verità. Egli era
tornato sempre a lei ed ai loro epidermici, forsennati incontri. Da qualche
tempo, però, la sua presa non era più avvinghiante e frenetica, né le carezze
predaci e brutalmente dolci, così come piacevano a lei, capaci di darle quel
serpentino, irrinunciabile spasmo di piacere.
La ragazza tese nuovamente le braccia; il corpo ansimante e
una spudorata sfrontatezza di sguardi e
sorrisi, ma lui la scostò.
Rashid la scostò da sé con fermezza e quasi con astio,
quasi le attribuisse come una colpa l’averle dato quel poco, quel niente, che
ora gli pareva di aver sottratto alla sua Jasmine, che li guardava da lontano.
La scostò bruscamente, tanto che Selima barcollò prima di
riprendere l’equilibrio, poi le dette
le spalle e si allontanò quasi di corsa per raggiungere Jasmine.
Jasmine, però,
aveva già lasciato andare il lembo che fungeva d’apertura per arieggiare
la tenda ed era scomparsa al suo interno.
(continua)
brano tratto da "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto"
su AMAZON oppure AUTOGRAFATO direttamente dall'autrice
mariapace2010@gmail.com