DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

sabato 6 giugno 2015

SELIMA


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Vedendolo da lontano, Selima si alzò e gli fece cenno di avvicinarsi; Rashid affrettò il passo.
“Dov’è Jasmine? – chiese, appena le ebbe raggiunte, lasciando scorrere tutt’intorno lo sguardo avido di desiderio e colmo di tenerezza – Non è qui?”
Gli rispose il sorriso smagliante della sua Favorita che con un cenno ordinava ad una delle ragazze di posare il ricamo e di prendere in mano il liuto.
“Dov’è Jasmine?” ripeté la domanda, ma Selima avanzò verso di lui ancheggiando sulle note sensuali, allusive e dolci della musica, avvolta dagli effluvi di un profumo penetrante come lo sguardo; anche questo allusivo.
Il giovane si fermò; le sorrise; la bocca di lei carnosa si fece invitante, gli sguardi audaci e il corpo, abbondante e generoso, fremeva.  Con l’ultima nota, la ragazza gli si avvinghiò al petto, offrendogli la bocca ingorda.
Uno dei suoi fascini segreti era proprio quella lussuria. Lo sapeva bene Selima, prigioniera di una cultura che la voleva creata per il solo piacere del maschio. Lei, invece, non nascondeva per nulla i suoi appetiti sessuali e questo la rendeva viziosa agli occhi di tutti, ma  irresistibile per il giovane rais.  
“Ah.ah.ah...“ sorrise lusingato Rashid, sfiorandole con gesto innocente il volto trasfigurato dal desiderio.
Incoraggiata dal sorriso e dalla carezza, la ragazza continuò il gioco della seduzione e della provocazione. Lo sguardo femminilmente perfido, reso esigente dalla noia, si fece sempre più languido e le carezze del tutto indecenti.
“Ah.ah.ah...“ continuava a ridere il giovane, tra il divertito e il lusingato, ma con un velo di  delusione negli occhi per l’assenza di Jasmine.
“La principessa? – lo raggiunse  alle spalle la voce di una delle ragazze – E’ andata a far visita ad Alina.”
Il giovane  dirottò lo sguardo avanti a sé, in direzione della tenda della madre di Ibrahim, a otto o dieci metri dal gruppo delle donne ed un verde balenio quasi l’accecò d’emozione: gli occhi di Jasmine, fissi su di lui e Selima.
Si liberò immediatamente della stretta della ragazza che, indispettita e contrariata, non sorrideva più ed  agitava nervosamente il piede sinistro. 
Selima non era un’ingenua ragazza. Conscia d’esser stata baciata in fronte dalla sorte, aveva sempre considerato la sua posizione di favorita del capo con sguardo di donna completa e navigata. Ma sapeva anche di non poter trattenere i pensieri inafferrabili di un uomo come Rashid, né di impedirgli attenzioni, di quanto in quanto,  per altre ragazze: lui, il maschio che si impadroniva, quando voleva, della femmina che gli piaceva.
Non se ne era mai curata troppo, in verità. Egli era tornato sempre a lei ed ai loro epidermici, forsennati incontri. Da qualche tempo, però, la sua presa non era più avvinghiante e frenetica, né le carezze predaci e brutalmente dolci, così come piacevano a lei, capaci di darle quel serpentino, irrinunciabile spasmo di piacere. 
La ragazza tese nuovamente le braccia; il corpo ansimante e una spudorata sfrontatezza  di sguardi e sorrisi,  ma lui la scostò.
Rashid la scostò da sé con fermezza e quasi con astio, quasi le attribuisse come una colpa l’averle dato quel poco, quel niente, che ora gli pareva di aver sottratto alla sua Jasmine, che li guardava da lontano.
La scostò bruscamente, tanto che Selima barcollò prima di riprendere l’equilibrio, poi le dette  le spalle e si allontanò quasi di corsa per raggiungere Jasmine.

Jasmine, però,  aveva già lasciato andare il lembo che fungeva d’apertura per arieggiare la tenda ed era scomparsa al suo interno.
(continua)
brano tratto da  "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto"

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mariapace2010@gmail.com

lunedì 1 giugno 2015

MATRIMONIO A TERMINE... la Muta'a


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Tutto era pronto. Mancava solo la sposa. Ma non tardò molto. Generalmente le spose sono assai  meno frettolose nei loro preparativi, ma quelle non erano nozze come altre: Jazina, la figlia dello sceicco Oasim ed Harith, lo sceicco di Sahab, si univano in matrimonio con un controtto piuttosto speciale: la Muta’a. 
Si trattava di un matrimonio, o più precisamente, di un contratto matrimoniale a termine. Un anno era la scadenza fissata, al termine della quale lo sceicco di Ar-Rimal avrebbe potuto ritenersi libero da vincoli.
Era parsa una buona soluzione, soprattutto per il padre della sposa: anche se alla scadenza il matrimonio non fosse stato rinnovato, l’onta del disonore per il rapimento subito da sua figlia sarebbe stato cancellato e non avrebbe più segnato né la ragazza né la famiglia…. e poi, in un anno tante cose potevano accadere… perfino un figlio e chissà…
Chi trovava tutto questo alquanto sconcertante era il lord inglese. Da buon occidentale, ricordò allo sposo che c’era un’altra donna ad aspettarlo a Sahab e che aveva  l’abito da sposa già quasi pronto.
“Letizia è la luce degli occhi miei. – aveva risposto con enfasi il giovane e gli occhi gli si erano davvero illuminati di vivida luce, come sempre al solo pensiero della sua Letizia - Lei è la donna della mia vita… Unica ed insostituibile e le mie nozze con lei saranno un evento memorabile per tutta Ar-Rimal… Per anni si parlerà della bellissima sposa dello sceicco Harith di Sahab e del…”
“Confesso di non capirti, amico mio. – lo aveva interrotto l’inglese, sinceramente esterrefatto. Sconvolto, senza quella maschera flemmatica che ne nascondeva le perplessità - Dici di amare una donna e convoli a nozze con un’altra. Non pensi che la dolce Letizia possa sentirsi tradita e ingannata?”
“No! No! Allah concede ad un uomo di provare sentimenti  per più di una donna e il sentimento che provo per la mia Letizia è unico e totale e non è minimamente compromesso da ciò che provo per Jazina che… - s’affrettò a precisare il bel predone – Non è quel bisogno d’amore… Quello che anche tu provi per la cara, dolce Zaira… Quel richiamo  di due anime che si cercano in mezzo agli impeti di una giovinezza inquieta che aspetta solo uno sguardo… quello sguardo.. come un dono meraviglioso…”
“Un amore esclusivo che…” provò a replicare il lord, ma l’amico continuò.
“Esclusivo ed unico! - recitò con sussiego -  Quello che si incontra una sola volta nella vita… Che fa scattare quel guizzo, quella fiamma, quel brivido fra due persone sperdute nel mondo, ma alla ricerca l’uno dell’altra… Quella scintilla che accende di desiderio… Cantata dai poeti e consumata da due anime che si ritrovano…”
“E tu, amico mio…  - riuscì ad interromperlo finalmente  l'inglese -Tu sei pronto a mettere in gioco tutto questo per una concessione di Allah?…”

“La sposa!… La sposa!” una voce tolse lo sceicco Harith dall’imbarazzo di una vaga risposta e il lord da quello di un’inutile replica.
Harith si girò in direzione della sposa.
Jazina era apparsa nella sua veste da sposa, la stessa con cui sua madre aveva sposato suo padre. Era sorridente e gioiosa. Come lo sono tutte le spose, anche se lei non era una sposa come le altre. Diversamente da molte altre, però, lei aveva ottenuto quel che voleva: sposare l’uomo che al primo sguardo aveva desiderato avere per sé. Non importa a quale condizione. Non importa se solo per riconoscenza. Non importa. Era felice. Felice nel suo bell’abito da sposa bianco e luccicante di ricami dorati. Era felice. Lo sguardo era raggiante, sotto il velo che la copriva quasi fino ai piedi.

Lo sposo le andò incontro, seguito dallo sguardo dubbioso dell’inglese.
Certamente, stava dicendosi il lord,  quello non era un matrimonio normale, ma un allegro ripiego verso un’innocente licenziosità.  Egli, il principe delle sabbie amante di quel mondo così lontano dal suo,  aveva sempre strizzato l’occhio verso quella pratica che in un certo senso rendeva lecito il proibito senza cadere nel peccato. Era evidente, si disse, mentre guardava la sposa avanzare verso lo sposo… era evidente che il suo amico provasse dell’attrazione per quella donna e  quella concessione di Allah  non lo faceva sentire colpevole nei confronti di Letizia.
I festeggiamenti  durarono  tutto il giorno e si protrassero fino a sera inoltrata, intorno a grosse stuoie ricolme di vassoi di fumanti carni speziate, vedure aromatizzate e brocche di the e vino di palma.

(continua)

brano tratto da   DUNE ROSSE - Nella tana del cobra

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